Il dipendente che si dimette non perde il diritto di monetizzare le ferie non godute e non prescritte. Anche nei settori dove la monetizzazione non è prevista.
Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha cassato una sentenza emanata dalla Corte d’Appello dell’Aquila a proposito del caso di un medico in servizio presso una ASL.
Secondo le norme e la linea delineata dalla sentenza n.21780 del 2022 il datore di lavoro deve dimostrare di aver avvertito in tempi corretti il lavoratore che al termine del rapporto di lavoro non avrebbe potuto trasformare le ferie in denaro. In alternativa, il datore può dimostrare di aver cercato di farle fruire al lavoratore.
“Il lavoratore potrà perdere il diritto alla monetizzazione delle ferie, a seguito della conclusione del rapporto di lavoro unicamente nel caso in cui il datore offra la prova di avere invitato il lavoratore a godere delle ferie se necessario formalmente e di averlo nel contempo avvisato ‒ in modo accurato ed in tempo utile a garantire che le ferie siano ancora idonee ad apportare all’interessato il riposo ed il relax cui esse sono finalizzate ‒ che, in caso di mancata fruizione, tali ferie andranno perse al termine del periodo di riferimento o di un periodo di riporto autorizzato”.
Un comportamento non osservato dall’Azienda sanitaria locale dove il medico prestava servizio e aveva richiesto di poter fruire delle ferie arretrate.