Focus dell’Istat. I contratti di lavoro intermittente tra il 2010 e il 2022 sono raddoppiati e sono giunti a quota 288mila in media mensile nel 2022. Nel secondo trimestre 2023 il numero è arrivato quasi e 312mila unità, in forte espansione rispetto al secondo trimestre 2022 (+6,1%).
Lo ha fatto sapere oggi l’Istat. L’Istituto ha divulgato i dati censiti relativi ai contratti intermittenti, che rappresentano il 2,1% delle posizioni dipendenti totali.
Nell’89% dei casi la qualifica è di operaio e in oltre l’83% il contratto è a tempo determinato. Nel 2022, le ore pro capite mensili mediamente retribuite ammontano a 44,5 e la retribuzione oraria lorda è pari a 11 euro.
In generale il lavoro intermittente è legato a un’elevata stagionalità, con picchi di domanda nei mesi estivi, evidenti nel settore degli alberghi e ristoranti: a ridosso delle festività invernali si concentra invece nel settore del commercio.
Nel settore degli alberghi e ristoranti si registra il valore minimo delle ore (39,6; -11% rispetto alla media), mentre nel settore delle attività professionali e a supporto delle imprese si osserva la retribuzione lorda più bassa, che arriva a 9,12 euro (-17% rispetto alla media).
Settori alberghi e ristoranti, e settori attività professionali e supporto alle imprese registrano la quota più elevata di contratti intermittenti a termine (rispettivamente 86,8% e 84,2%).
LA DOMANDA DI LAVORO INTERMITTENTE: DIFFUSIONE, CARATTERISTICHE E DINAMICA.
Aumento top per i contratti intermittenti stagionali.
