6 Maggio 2024

Notizie dal mondo del lavoro, previdenza e fisco

Le tendenze 2023 nel mercato del lavoro

Le tendenze 2023 nel mercato del lavoro. Chiude il 2023, tempo di bilanci.

I cambiamenti nel mercato legati a nuovi modi di lavorare, a sviluppi tecnologici, a diverse esigenze di gestione della vita privata e lavorativa. Sono questi gli aspetti emersi nell’ultimo anno in modo dirompente.

L’autonomia, la qualità del tempo e le passioni, i legami familiari oggi contano più della retribuzione e della sicurezza contrattuale, soprattutto per i giovani e i talenti.

Il concetto di flessibilità ha fatto da protagonista durante il corso dell’anno (soprattutto in merito all’orario di lavoro). Primo posto per lo smart working, una rivoluzione che in poco tempo si è consolidata nell’organizzazione di molte aziende.

Il benessere sul lavoro in primo piano

Tra i temi del 2023 si parla spesso di benessere sul lavoro: favorito l’accordo della settimana corta per incentivare il work life balance, favorita la parità retributiva di genere. Menzione a parte per l’intelligenza artificiale, considerato uno strumento efficace per migliorare le performance aziendali.

Da Essilux fino a Intesa Sanpaolo, la contrattazione ha sperimentato nuovi equilibri. Anche per chi il lavoro non può portarselo a casa. 

Se l’onda lunga di flessibilità e smart working ha portato una polarizzazione tra operai e impiegati, l’accordo di Essilux sembra un vero e proprio cambio di paradigma con l’introduzione della “flessibilità produttiva”. La tematica innovativa è finita al centro dei tavoli negoziali dei sindacati. 

Oggi si chiede alle aziende di acquisire strutture semplici e trasversali, che ragionano per progetti e obiettivi, allontanandosi da strutture gerarchiche tradizionali a più livelli. 

A questa innovazione vanno accostate competenze inter-relazionali in grado di migliorare la qualità del lavoro. Pensiamo all’attitudine al team working, alla capacità organizzativa. E poi propensione al problem solving e alla formazione.

Le imprese oggi hanno bisogno di condividere gli obiettivi in modo trasparente: serve dare importanza a una cultura aziendale di stampo “human-centric” che promuova di più il dialogo e l’ascolto verso i collaboratori piuttosto che l’aumento salariale.

Un punto di partenza per le aziende è quello di aderire a programmi di welfare aziendale per migliorare la qualità e il benessere personali dei propri lavoratori. 

Secondo le statistiche, nel mondo del lavoro, gli stati d’animo legati all’insoddisfazione e allo stress portano con sé apatia e negatività.  

A questo proposito si è parlato di burnout, descritto per la prima volta  dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come fenomeno legato a problemi in relazione al lavoro e alla disoccupazione. Spesso la reintegrazione a lavoro di persone che soffrono di problemi psichici non risulta possibile.

Perchè gli italiani lasciano il posto di lavoro?

Secondo la ricerca presentata da Cisl Lombardia, le principali ragioni che spingono gli italiani a lasciare il loro posto di lavoro sono quattro:

  • Un eccessivo stress lavoro correlato (36%);
  • Clima aziendale tossico (34,9%);
  • La ricerca di un miglioramento economico (29,5%);
  • Migliore conciliazione dei tempi vita lavoro (26,2%).

Questo fenomeno, la great resignation, in Italia ha portato progressivamente alla perdita di capitale umano a disposizione delle aziende. 

Ogni volta che un lavoratore non riesce a esprimere completamente capacità e modo di essere, nelle organizzazioni possono crearsi fenomeni dannosi. Dal Quiet Quitting (letteralmente “abbandono silenzioso” dei lavoratori) al Job Hopping, diffusi nella generazione dei Millennials.

Giovani talentuosi, rispetto alla generazione precedente dei baby boomer, non sono più disposti a mettere in discussione salute mentale e benessere personale per inseguire la stabilità lavorativa. 

Se i professionisti nati tra gli anni 80’ e 90’ cercano nuove opportunità, i giovani della Generazione Zeta scelgono di licenziarsi senza un programma alternativo e rifiutano contratti se non si riconoscono a pieno nella realtà imprenditoriale che si trovano davanti. 

La digitalizzazione per un verso sta cambiando il modo di interpretare i processi di business, per l’altro sta innovando equilibri e scale di valori dei professionisti: in tanti non sono più disposti a ridurre le proprie libertà in favore di aziende in cui non si rispecchiano o in cui non vivono bene.

In attesa di scoprire quali saranno gli sviluppi di questi fenomeni e le prossime tendenze, è importante per le aziende in Italia organizzarsi in modo adeguato nella gestione della diversità, intesa come l’insieme dei diversi talenti che possono fare la differenza in termini di competitività e risultati aziendali.  

Le tendenze 2023 nel mercato del lavoro.

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