11 Maggio 2024

Notizie dal mondo del lavoro, previdenza e fisco

Famiglia e lavoro. Ferma la parità di genere quando i figli sono piccoli.

L’occupazione lavorativa dei genitori e i primi anni di vita dei figli: un tema sensibile e un punto di vista statistico a cui ogni anno l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) dedica la “Relazione sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri”. Nel documento l’esame e le considerazioni sulle dimissioni presentate durante un periodo protetto come quello della maternità. Un tipo di dimissioni che richiedono, in concreto, l’accertamento della piena genuinità del recesso, specialmente se intercorso durante l’arco di tempo in cui la legge prescrive il divieto di licenziamento.

Ai sensi dell’articolo 55 del Testo unico sulle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, le dimissioni presentate dalla madre o padre entro i primi tre anni di vita del bambino, devono essere convalidate dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro. Fino a quel momento è sospensivamente condizionata l’efficacia della risoluzione del rapporto. 

La relazione dell’Ispettorato conta il fenomeno delle dimissioni di lavoratrici e lavoratori nel 2022 considerati diversi fattori: età e numero dei figli, anzianità di servizio e orari di lavoro, settori economici di riferimento.

Particolare interesse suscita l’analisi delle motivazioni che spingono i soggetti a dimettersi, tenuto conto che la volontà della lavoratrice o del lavoratore potrebbe essere  condizionata dal contesto socioeconomico vissuto, da indebite pressioni o da comportamenti illeciti del datore di lavoro.

La Relazione sulle dimissioni durante il periodo protetto

Nel corso del 2022, il numero delle convalide complessivamente adottate su tutto il territorio nazionale è stato pari a 61.391.

 Di queste, 44.699 (pari al 72,8% del totale) si riferiscono a donne e 16.692 (27,2%) a uomini.

In linea di massima, a livello nazionale,  il numero di dimissioni e di risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri  conferma un trend analogo agli anni precedenti.

La tipologia di recesso più frequente è quella delle dimissioni volontarie,  a cui si riferisce il 96,8% delle convalide totali. Il dato interessa le donne in misura comparativamente maggiore rispetto agli uomini.

 Tra i genitori con figli, il numero maggiore di convalide si registra per chi ha un figlio, seguita dai genitori di almeno due figli. 

Quanto invece al numero di convalide per genere e classe di età, la maggior parte è registrata tra i 29 e i 44 anni: il dato si associa all’assetto demografico del Paese.

In riferimento alla categoria legale, secondo l’ispettorato, la maggior parte dei provvedimenti di convalida riguarda le qualifiche di impiegato e operaio. Meno impattanti sul mercato sono le dimissioni di mamme in posizione apicale se rapportate alle dimissioni maschili nello stesso  settore. L’ambito dirigenziale è da sempre connotato da una presenza maschile nettamente maggiore. 

Tale risultanza è frutto della stessa struttura gerarchica del mercato del lavoro, che vede in linea di massima  le donne più presenti ai livelli medio bassi della piramide organizzativa e poco presenti nelle posizioni decisionali. 

Nel settore economico e per ampiezza aziendale, l’ambito produttivo in cui le convalide sono maggiormente concentrate e’ sempre il terziario. Seguono industria, edilizia e agricoltura.

 La quota maggiore di convalide si attesta nella grande impresa.

Esiguo, di contro, il numero di mancate convalide,  i casi in cui il personale degli Uffici territoriali del lavoro ha accertato la mancata genuinità del consenso  da parte della madre o del lavoratore padre alle dimissioni o risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro.

Le motivazioni addotte al recesso

Il rilascio di un provvedimento di convalida delle dimissioni, come già accennato, è utile al fine di sondare la volontarietà delle dimissioni e di comprendere le ragioni che sottintendono salla risoluzione del rapporto di lavoro in presenza di carichi familiari.

 Di conseguenza, la lavoratrice o il lavoratore che ne facciano richiesta sono devono indicare uno o più motivi di recesso. 

Le motivazioni indicate nelle richieste di convalida risultano pari a 71.727 per l’anno scorso.

 Di questo totale, il 37,5% è legato al passaggio in altra azienda, il 32,2% alla difficoltà di conciliazione dei tempi di lavoto con i figli per ragioni legate alla cura, il 17,6% alla difficoltà di conciliazione legata all’organizzazione del lavoro o alle scelte del datore e infine, solo il 3,1%, al cambio di residenza e alla distanza dal luogo di lavoro.

Distinguendo ora le motivazioni in base al genere d’appartenenza, tra le convalide femminili la motivazione prevalente è la difficoltà di conciliare il lavoro con la cura del bambino. 

Per gli uomini, invece, la motivazione prevalente del recesso è di carattere professionale: il 78,9% ha riferito che la cessazione del rapporto è avvenuta per passaggio ad altra azienda e soltanto il 7,1% ha invece ricondotto le dimissioni ad esigenze di cura dei figli.

Emerge, senz’altro, uno sbilanciamento di genere.

Ad essere determinante sulle scelte genitoriali, considerati i lavoratori con figli nella fascia di età da 0 a 3 anni, è il costo elevato dei servizi di cura e assistenza disponibili: in genere pesa l’organizzazione sociale ed educativa del Paese. 

Per il settore genitoriale, tra le motivazioni più ricorrenti emerge la variante organizzativa: condizioni di lavoro particolarmente gravose e difficilmente conciliabili con le esigenze di cura della prole. Circa il 60% delle motivazioni totali che dimostra l’esistenza di un clima organizzativo non paritario tra maternità e paternità.

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