20 Maggio 2024

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Nomadi digitali: le nuove frontiere

Nomadi digitali: le nuove frontiere. Lo smartworking oggi. Una filosofia manageriale? Sì, una filosofia manageriale per garantire innovazione e ottimizzazione di spazi, tempo e risultati. Per tutti.

Il lavoro a distanza sta assumendo sempre più un ruolo rilevante nel contesto sociale e l’idea dell’impiegato seduto su una scrivania in ufficio sei giorni su sette sta via via lasciando spazio ad un cambiamento epocale che coinvolge un gran numero di dipendenti, anche nel settore pubblico.

Diversi studi condotti sull’home-office work hanno rivelato come i dipendenti che adottano questo modello organizzativo riescano ad essere più produttivi sul lavoro e siano in grado di instaurare un rapporto più solido con la propria azienda.

In tanti riescono a sviluppare maggiori capacità di coordinamento nella gestione del lavoro e della vita privata. Si guadagna inoltre in minori livelli di stress, senza tragitto casa-lavoro e senza le spese dello spostamento e dello stare fuori casa.

I risultati sembrano positivi  anche rispetto l’assetto gerarchico in azienda, se si tiene conto delle relazioni meno formali instaurate a distanza tra colleghi.

Tuttavia, ad ogni innovazione si accompagnano, quasi sempre, una o più criticità.

Secondo alcune indagini statistiche condotte a livello europeo, lo smartworking avvertito dalla maggioranza dei lavoratori come un vantaggio per produttività e concentrazione, potrebbe  invece non funzionare se inserito in un contesto aziendale in cui la presenza fisica del dipendente si accompagna di solito a migliori prestazioni economiche dell’azienda.

Per alcuni, lo smartworking induce le persone a lavorare di più, specialmente se spinte dall’assenza di quei vincoli di tempo e spazio che normalmente si associano alla prestazione lavorativa svolta in ufficio.

In sostanza, all’interno delle mura domestiche si perde la concezione del tempo, e il lavoro viene svolto in solitudine e in assenza di socialità, fattori incidenti sulla qualità della vita.

Ma lo smartworking rimane una delle modalità più autonome di svolgimento della prestazione lavorativa. La possibilità concessa al lavoratore di poter gestire il proprio tempo ha reso i dipendenti più soddisfatti e felici.

Se poi si associa la possibilità di viaggiare e lavorare da qualsiasi parte del mondo, allora si è di fronte ad un vero fenomeno evolutivo.

Nomadi digitali: chi sono?

Già dall’inizio del 2020, complice l’avvento pandemico, tra le ricerche più cliccate sui motori di ricerca spiccava “How to became a digital nomad”, “diventare un nomade digitale”.

Un concetto questo del tutto slegato da confini geografici.

Il nomade digitale è chi lavora a distanza sfruttando la possibilità di viaggiare in diverse parti del mondo, utilizzando spazi di coworking o coliving. Si sceglie di condividere il proprio stile di vita con gli altri.

I nomadi sono liberi professionisti o dipendenti che lavorano in settori creativi come l’informatica o il web design.

Il sentimento che sta alla base del nomadismo digitale è il cambiamento della percezione del lavoro.

Con le difficoltà della pandemia, le persone hanno iniziato a chiedersi quale fosse lo stile di vita più conforme alla propria voglia di viaggiare, quali fossero i mezzi per evadere dalla realtà e come soffocare la convinzione di stare sprecando il proprio tempo.
Lavorare in un posto esotico può sembrare più entusiasmante.

Il numero dei nomadi digitali nel mondo sembra in aumento e sembra attraversare frontiere a generazioni.

Parecchi Stati Europei stanno via via riconoscendo misure e tutele dei lavoratori stranieri.

Da qualche anno anche l’Italia sembra essersi aperta a nuove politiche d’ingresso. Tra i destinatari, anche molti nomadi digitali extra-europei in possesso dei relativi nulla osta.
Questo viene considerato un incentivo alla crescita economia del Paese e un fenomeno sociale per attrarre nuovi talenti al di là dei confini nazionali.

In sintesi, tra grandi cambiamenti, l’organizzazione del lavoro sembra essere animata dai processi evolutivi del momento, modellati in base ai graduali bisogni della società e delle persone.


In questa dimensione, lo smartworking ha assunto un ruolo rilevante nei contesti aziendali, e viene reclamato come un vero e proprio diritto alla flessibilità e all’autonomia del lavoro. 

Nonostante lo smartworking non abbia ancora raggiunto i livelli della contrattazione collettiva, le parti sociali mirano a promuoverne l’implementazione ove possibile e ad articolare la prestazione lavorativa secondo un modello che tuteli al meglio l’equilibrio tra il lavoro e la vita privata.

Nomadi digitali: le nuove frontiere.

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