3 Ottobre 2024

Notizie dal mondo del lavoro, previdenza e fisco

Dal Censis una foto di attualità

Per il 62,7% degli italiani il lavoro non è più centrale nella vita delle persone. Emerge dal 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese diffuso oggi. Secondo il rapporto il senso che viene attribuito al lavoro ora discende direttamente dal reddito che se ne ricava.

Il forte rimbalzo dell’economia dopo le restrizioni del 2020 conseguenti alla pandemia ha determinato l’espansione della base occupazionale, con una netta riduzione degli inattivi e delle persone in cerca di lavoro: questo tra i vari aspetti emersi dalle analisi del Censis. I ricercatori  hanno tracciato una sorta di mappa del cambiamento.

Nel 2019 il numero delle dimissioni volontarie si attestava poco sopra le 800.000 unità, nel 2022 invece ha superato il milione, con un incremento significativo: +236.000 ovvero +29,2%. 

La motivazione che sembra spingere le persone a cercare un lavoro diverso è conseguire un guadagno maggiore (per il 36,2% degli occupati) e l’interesse per prospettive di carriera migliori (36,1%).

Rapporto Censis.

In Primo Piano

Continua a leggere

Ddl lavoro: assenze ingiustificate e risoluzione del rapporto

Gestione delle assenze ingiustificate e nuova interpretazione dell’articolo 26 del D.lgs. 151/2015 in materia di dimissioni volontarie e risoluzione del rapporto di lavoro. L’introduzione del comma 7-bis tra le modifiche normative nella bozza del disegno di Legge in materia di...

Diritto alla Naspi e dimissioni per giusta causa, il caso di Torino

Diritto alla Naspi e dimissioni per giusta causa, il caso di Torino. Il tribunale di Torino, con la sentenza n. 429 del 27 aprile del 2023, si è occupato di un caso in merito alla richiesta di fruizione della Naspi (nuova assicurazione sociale per l’impiego) dopo le dimissioni per giusta causa di una lavoratrice e il ricorso per accedere al sostegno.

Dimissioni del lavoratore nel periodo di congedo di paternità

Con il D.lgs. n. 105/2022, è stato reso strutturale il riconoscimento del diritto al congedo di paternità obbligatorio per tutti i lavoratori dipendenti, usufruibile dai due mesi precedenti alla data presunta del parto ed entro i cinque mesi successivi all’evento. I giorni di congedo riconosciuti sono pari a dieci e non risultano frazionabili in ore.