Torna alla ribalta Zygmunt Bauman, forse il precursore più importante del pensiero postmoderno. Tra modernità liquida, etica del lavoro e estetica del consumo, l’indignazione e il Sesto potere, il post- panopticismo. Si rimane stupiti di come il filosofo (o sociologo) polacco abbia saputo spiegare quello che ancora non c’era.
In “Vite da scarto” Bauman approfondisce i temi legati alla globalizzazione e il concetto di “saturazione del pianeta”.
Sovrappopolazione, disoccupazione, immigrazione.
Il sociologo Bauman si ricollega ad alcuni studi sull’esistenza di una correlazione tra le scarse prospettive lavorative dei giovani della “generazione X” e l’aumento dei loro disturbi depressivi rispetto alle generazioni precedenti.
Per Bauman, le “vite di scarto”, gli esseri umani scartati o in esubero sono le vittime della modernizzazione e del progresso economico. È una parte di popolazione che non viene coinvolta nei processi di produzione e di consumo dell’attuale società liquida.
Sul fronte del progresso economico non ci sono abbastanza posti per tutti. Gli esuberi diventano così bersaglio da strumentalizzare.