20 Maggio 2024

Notizie dal mondo del lavoro, previdenza e fisco

Infanzia, i costi dell’assistenza

Il tema sull’assistenza all’infanzia

Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia: garantire i più piccoli significa costruire il domani. È la base della società e delle persone, di come cresceranno. 

L’occasione, ogni anno, fa riflettere. Quali sono i livelli di tutela e garanzia a livello internazionale per la salvaguardia dei bambini e della genitorialità?

Malgrado la rilevanza sociale e sentimentale del tema, sul fronte dell’assistenza all’infanzia assistiamo ad interventi politici assenti o poco inerenti ai bisogni espressi a livello collettivo. 

Questa la nostra opinione. 

Le scelte di cura spesso risultano rimesse alla volontà delle parti coinvolte attivamente: sono i genitori, i familiari e i caregivers i protagonisti della cura e assistenza nel quotidiano.

Il costo medio dell’assistenza all’infanzia

Dai report annuali OCSE (le analisi riferite ai paesi membri) emerge che il costo medio dell’assistenza all’infanzia si aggira intorno al 15% del reddito familiare netto. Una percentuale stimata al 13% sul totale della platea genitori non risulta in grado di accedervi a causa del costo, con percentuali in aumento per le famiglie ad alto rischio di povertà. 

Tra i servizi offerti dal mercato dell’assistenza all’infanzia per i genitori con figli minori di 3 anni, si nota la presenza di alcune strutture: asili-nido tradizionali che rappresentano la maggioranza dei servizi pubblici offerti sul territorio nazionale, e poi strutture per l’assistenza ai minori disabili e baby-sitting  assistenza di tipo informale cui ricorre in via diretta il genitore. Risultano assenti i servizi aggiuntivi connessi al contesto domiciliare (che esprimono invece una minoranza). 

La maggior parte delle strutture assistenziali private richiede il pagamento di un importo mensile commisurato alla durata del servizio di cura prestato. Se poi si considerano i lavoratori a tempo pieno, la durata potrebbe prolungarsi in considerazione dei tempi di percorrenza, tenuti presenti anche i costi aggiuntivi che incidono sulla scelta genitoriale di ricorrere o meno all’assistenza (benzina, trasporto pubblico etc). 

I costi dell’assistenza all’infanzia quindi variano molto a seconda delle variabili connesse all’accessibilità e alla qualità delle strutture di cura infantile.

I dati Istat sulle nascite in Italia

Guardando poi ai dati ISTAT al 1° gennaio 2020 il numero delle nascite in Italia fatica a crescere. 

La gran parte delle famiglie, circa il 62,8%, è composta da un solo nucleo familiare; le coppie con figli si attestano al 33,3% del totale delle famiglie, che un tempo rappresentavano la tipologia familiare più numerosa e che negli ultimi anni è stata raggiunta e superata dalle famiglie unipersonali. 

Questo contribuisce alla carenza di servizi assistenziali efficienti sul territorio: le imprese che si occupano di cura infantile sono, in genere, società cooperative o imprenditori individuali.

Il più delle volte, la qualità dei servizi di assistenza all’infanzia viene influenzata anche dall’attuazione di misure politiche inclusive e sostenibili e di lungo termine oltre che dal riconoscimento politico ed economico in materia. 

Sul fronte assistenziale,  si denuncia la prassi governativa volta alla promozione dei soli finanziamenti economici a copertura dei periodi di congedo parentale. Rimangono escluse dai parametri d’intervento le misure ad hoc in grado di favorire il sistema di cura all’infanzia nel suo complesso.

Dal sostegno finanziario all’assistenza deriverebbero effetti positivi. Tassi di natalità, benesseri familiari, stabilizzazioni di carriera del genitore, avrebbero benefici nell’ottica in cui siano in grado di garantire soddisfazione personale e migliore equilibrio psico-fisico legato alla gestione parallela di responsabilità familiari e lavorative.

Una recente relazione della Commissione Europea qualifica alcuni costi di cura come altamente proibitivi per alcune famiglie. Una ripercussione sproporzionata e maggiore per i bambini nati in famiglie a basso reddito. 

Talvolta visto il perdurare di una visione tradizionale del ruolo femminile, gli ostacoli all’accesso a strutture di qualità per l’infanzia si ripercuotono ancora sulle donne,  sulla loro posizione all’interno del mercato del lavoro. 

I dati sembrano chiari. 

Equilibrio tra vita e lavoro

La difficile conciliazione dei tempi di vita, lavoro e assistenza dei figli, portano le donne a dimettersi più frequentemente: circa 7,7 milioni di donne in Europa rinunciano alla propria carriera, dedicando in media più tempo rispetto ai propri coniugi nello svolgimento di lavori domestici. 

Le differenze tra uomini e donne, in termini percentuali, sono sensibilmente alte. 

Dall’ultimo rapporto ISTAT del 2016, emergeva che in Europa il 69% degli uomini aveva ruoli di cura quotidiana dei figli, a fronte di una percentuale femminile del 93% tra i 25 e i 49 anni.

Guardando al contesto europeo invece, i costi dell’assistenza all’infanzia variano a seconda dello Stato preso in considerazione dall’analisi comparativa. 

Oltre alle misure quali congedi familiari, bonus baby sitting o asili nido e modalità di lavoro flessibili, ogni Paese risponde in maniera diversa a esigenze collettive, costi per l’assistenza, priorità di spesa pubblica.

Il gap assistenziale viene a volte colmato con interventi mirati a rendere gratuito l’accesso a prestazioni assistenziali rivolte a famiglie in condizione economica di svantaggio. Succede in Danimarca e in Ungheria.

 In altri paesi si propende a garantire l’accesso ai servizi di cura all’infanzia formali con agevolazioni fiscali destinate alle imprese e collegati all’offerta di servizi utili ai dipendenti. Un modo indiretto e sostenibile.

Altri Stati adottano invece sistemi di deduzione del reddito imponibile per le imprese che forniscono ai dipendenti servizi di assistenza all’infanzia all’interno della propria organizzazione. 

Come sarà possibile migliorare il sistema di accesso all’assistenza all’infanzia?

Migliorare il sistema di accesso all’assistenza all’infanzia significa favorire, tanto alle donne quanto agli uomini, la possibilità di partecipare al mondo del lavoro in condizioni di parità e senza rinunciare a prendersi cura dei propri familiari.

Alla pari, il miglioramento dell’efficienza e del numero di strutture pubbliche o private accreditate per l’erogazione di servizi di cura e assistenza all’infanzia, è un fattore importante. Contribuisce all’eliminazione delle diseguaglianze e rende più efficace il ruolo dei prestatori dell’assistenza.

Lo scoglio principale nel settore dell’assistenza all’infanzia in Italia è la combinazione dei repentini cambiamenti demografici e del divario sociale ed economico sul territorio: questi fattori  influenzano considerevolmente anche il mercato dell’assistenza.

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