Cassazione: tempo tuta ed eterodirezione. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15763/2021, si è pronunciata nuovamente sulla questione del “tempo tuta”, ossia il tempo impiegato dai dipendenti per indossare e togliere gli indumenti da lavoro.
La sentenza nasce dalla richiesta di dipendenti a vedersi riconosciuta la retribuzione per il tempo impiegato a indossare e dismettere gli abiti da lavoro e gli altri dispositivi di protezione individuale.
La Corte di appello di Roma aveva riformato la pronuncia di primo grado respingendo la pretesa dei dipendenti, in quanto dall’accertamento di fatto svolto era emerso che la società in questione non obbligava i dipendenti a particolari modalità di vestizione e svestizione. Pertanto, a parere della corte di Roma, l’azienda aveva rinunciato ad esercitare il proprio potere di eterodirezione relativamente a tale attività.
La Corte di Cassazione ha confermato l’infondatezza della richiesta economica da parte dei lavoratori proprio in ragione dell’accertamento effettuato nella fase di merito sul tema della diretta onerosità del tempo tuta a carico del datore di lavoro.
Secondo l’orientamento giurisprudenziale consolidatosi il tempo impiegato a indossare l’abbigliamento di servizio costituisce orario di lavoro soltanto nel caso in cui sia qualificato da eterodirezione, in difetto della quale l’attività di vestizione rientra nella diligenza preparatoria facente parte dell’obbligazione del lavoratore e non dando titolo ad alcun corrispettivo.
Cassazione: tempo tuta ed eterodirezione