A causa della mancanza di alcune coperture finanziarie si è registrato uno slittamento dell’approvazione del Decreto Dignità da parte del Cdm. Tuttavia, tale approvazione dovrebbe arrivare nei primi giorni di Luglio.
All’interno del presente articolo si propone una breve disamina delle principali novità contenute nel predetto decreto.
Una delle finalità perseguite dall’attuale Governo, attraverso il Decreto Dignità, rigurda il tentativo di arginare l’uso del contratto a tempo determinato. In relazione a ciò, il testo di cui si discute dovrebbe prevedere una riduzione del numero di proroghe effettuabili (da 5 a 4) e un aumento di un punto percentuale del contributo per la Naspi. In aggiunta a ciò, il testo di prossima approvazione dovrebbe contenere il ritorno delle cosìddette “causali” ai fini dell’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo determinato. Occorre, tuttavia, sottolineare che l’obbligo di indicare le predette “causali” interverrebbe solo in fase di proroga e non di stipula.
Al di là del contratto a tempo determinato, ulteriori novità coinvolgono il lavoro in somministrazione. Nello specifico il provvedimento dovrebbe limitarne il ricorso attraverso la fissazione di un tetto numerico unico al 20% della forza aziendale, tenendo in considerazione congiuntamente sia lavoratori a termine e sia i lavoratori in somministrazione.
Ulteriori previsioni contenute nel Decreto Dignità hanno come obiettivo lo scoraggiamento della delocalizzazione di attività produttive verso Paesi Ue o Extra Ue. Nello specifico dovrebbero essere previste delle sanzioni pecuniare per le imprese che, dopo aver usufruito di specifiche agevolazioni da parte dello Stato, decidano di delocalizzare, anche solo parzialemente, la propria attività.
Per ultimo il Decreto Dignità prevederebbe l’eliminazione dello strumento del Redditometro. Al contrario, lo Spesometro e lo Split Payment non dovrebbero rientrare nel provvedimento.