Gig economy e gig workers, la diversa economia trasversale.
Come si è trasformato il modo di vivere e della distribuzione dei servizi?
Il settore “glocal” è trasversale: dall’economia in loco come i conducenti di viaggi e le consegne di cibo alla dimensione digitale, l’online dei servizi che spazia dalla codifica dei dati alla traduzione.
Chi vediamo in città?
I delivery riders, una presenza costante nelle città moderne.
Un ruolo cresciuto di pari passo con le piattaforme di food-delivery: Glovo, Deliveroo o Just-Eat, tra le più scaricate di sempre nella categoria degli acquisti di beni e servizi online.
Un rapporto dell’Unione Europea del 2021 stimava in 43 milioni le persone che nel 2025 avrebbero lavorato per le piattaforme di lavoro digitale. I gig workers.
Erano già, sempre secondo le stime di Commissione Europea, 28 milioni nel 2021.
Questo focus per affacciarsi brevemente sul fenomeno: ha tanti aspetti economici, sociali e normativi.
Riders. Il boom negli ultimi anni
Il lavoro dei riders, e in particolare nel settore food, ha fatto un balzo in avanti con la pandemia del 2020. Quando la domanda di consegne a domicilio è aumentata in modo esponenziale e i consumatori hanno iniziato a fare affidamento sulle piattaforme digitali per ottenere beni e servizi direttamente a casa.
Le grandi Big-tech hanno cavalcato l’onda sfruttando il potenziale delle consegne: espansione di mercato, offerta ai clienti di un servizio conveniente, nuove opportunità di lavoro.
Così il lavoro dei riders è finito al centro di dibattiti e controversie, soprattutto riguardo alle condizioni lavorative.
Molti riders operano come lavoratori autonomi.
Questo significa escluderli dalla tutela contro i licenziamenti illegittimi, il diritto alle ferie retribuite, l’indennità di malattia.
Va aggiunta l’importanza della contribuzione previdenziale e della tutela per gli infortuni sul lavoro.
Le piattaforme digitali considerano i riders come Freelancers e collaboratori: a una maggiore flessibilità corrisponde l’instabilità. La vulnerabilità. Molti sono pagati a cottimo e a consegna; non esiste un salario minimo garantito.
Invece di un salario fisso, vengono pagati salari che non tengono conto dei tempi di attesa, degli ingorghi del traffico e del tempo necessario per assistere i clienti.
In Gran Bretagna, come riporta Tom Wall sul The Guardian “Deliveroo accused of paying drivers below agreed minimum of £12 an hour” una tra le aziende più famose per la consegna di cibi a domicilio Deliveroo “è accusata di pagare i conducenti al di sotto del minimo concordato di 12 sterline l’ora”.
Le rivendicazioni dei riders nel mondo
In risposta a questa situazione, come riporta l’autorevole BCC con la firma di Jemma Dempsey & Faarea Masud, i fattorini di diversi Paesi hanno inscenato proteste e chiesto maggiore protezione.
Tuttavia, la regolamentazione di queste forme di lavoro si è scontrata con le innovazioni tecnologiche che caratterizzano il settore.
Molte piattaforme difendono il proprio modello di business sostenendo che la flessibilità oraria dei riders sia un grande vantaggio per loro: consente di lavorare come e quanto desiderano e di gestire altre priorità della vita.
Iniziative legislative
A livello europeo, ad aprile 2024, il Parlamento ha adottato ad ampia maggioranza la direttiva sul lavoro delle piattaforme con le nuove regole per correggere quello che viene definito “il falso lavoro autonomo”.
Gli obiettivi della Direttiva
La Direttiva UE mira ad assicurare un salario minimo e una copertura sanitaria e ad introdurre una “presunzione di rapporto di lavoro subordinato” che scatta nel momento in cui si realizzano i presupposti che indicano “l’esistenza di una direzione e di un controllo da parte della piattaforma”. Sarà vietato il trattamento di determinati tipi di dati personali.
I riders non potranno essere licenziati sulla base di decisioni prese dall’algoritmo della piattaforma o da sistemi di intelligenza artificiale.
Il testo ora deve essere approvato dal Consiglio Ue. “La presunzione di lavoro subordinato sarà normata in osservanza del diritto nazionale, dei contratti collettivi e della giurisprudenza comunitaria”.
Intanto in Italia
La tutela previdenziale e infortunistica del settore è stata tracciata dalla Corte di cassazione.
Il riferimento è alla sentenza n.1663 del 2020 della sezione lavoro che applica integralmente la giurisprudenza di merito.
A seguire la sentenza del Tribunale di Milano n. 3237 del 19 ottobre 2023.
Di recente, l’Ispettorato del Lavoro e Assolavoro hanno raggiunto un accordo: l’obiettivo è creare un Osservatorio per la tutela del lavoro e dell’intermediazione regolare, disincentivare il lavoro sommerso e il caporalato e intercettare situazioni rischiose per i lavoratori.
Ci riusciranno?
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