27 Luglio 2024

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Parità di genere e retribuzione: la situazione in Europa

Direttiva Europea sulla parità di genere

Ridurre il gender pay gap e favorire la trasparenza delle informazioni sono solo alcuni degli obiettivi posti dalla Direttiva 970/2023 dell’Unione Europea che gli stati membri sono chiamati ad implementare entro il 7 giugno 2026.

Tra i protagonisti del cambiamento, i datori di lavoro, chiamati adesso a trasmettere i dati connessi al divario retributivo di genere registrato all’interno della propria azienda alle autorità nazionali competenti e ad individuare criteri di classificazione professionale altamente neutri sotto il profilo del genere.  
A ciò si aggiunge la possibilità che i lavoratori che abbiano subito un danno da discriminazione retributiva diretta e indiretta possano richiedere e ottenere un risarcimento.

I dati in Italia

Ad una prima lettura degli indici globali sul divario di genere, pubblicati annualmente dal World Economic Forum, è possibile constatare come il divario retributivo tra uomo e donna sia uno dei temi più dibattuti all’interno dei luoghi di lavoro e più discussi in sede politica.

Dal Global gender Gap Report emerge che nel 2023 in Italia gli indici connessi alle pari opportunità economiche sono scesi di diversi punti percentuali (69,7%) rispetto agli ultimi anni.
Nel settore privato il divario retributivo di genere mostra una predominanza del genere maschile dell’8,5% che tende a crescere proporzionalmente con l’avanzare dell’età, raggiungendo il 25% per i soggetti di età superiore ai cinquanta.
La ragione sociale ed economica risiede nel fatto che le donne tendono ad abbandonare più frequentemente il lavoro una volta raggiunta l’età più adulta.

Ma a che punto siamo in Europa sul gender pay gap?

In molti paesi dell’Unione Europea il divario retributivo di genere sembra essersi ridotto negli ultimi dieci anni, tuttavia, dalle indagini statistiche condotte dalla Commissione Europea, l’interesse delle donne al mercato del lavoro e il raggiungimento di elevati livelli di istruzione non sono ancora sufficienti a garantire un’uguaglianza di genere.

All’interno dell’Unione Europea, tutt’ora, le donne guadagnano circa il 12,5% in meno rispetto ai colleghi uomini e persino i paesi che si collocano al primo posto per la parità di genere come l’Islanda, non hanno ancora raggiunto livelli ottimali di tutela.
Un divario retributivo più basso, infatti, non denota necessariamente livelli di parità più alti.
Spesso accade che paesi con livelli più alti di parità celino in realtà un tasso di occupazione femminile più basso.

Più che al dato statistico generale, dunque, occorrerebbe osservare l’effettivo livello di istruzione all’interno di un contesto di riferimento e se, a parità di livello di istruzione e di capacità, l’uomo e la donna siano inquadrati nel medesimo livello retributivo.

Perché le donne guadagnano meno degli uomini?

Dall’accesso al mondo del lavoro alla progressione di carriera, il divario retributivo di genere è un concetto molto ampio che talvolta prescinde da una mera discriminazione economica, ma giunge a coprire differenti contesti e situazioni sociali.
Le ragioni che determinano la disparità retributiva di genere possono essere diverse, ma la maggior parte sembrano riferirsi alle seguenti motivazioni:

  • Difficoltà al raggiungimento di posizioni manageriali o di leadership: spesso le donne trovano maggiori difficoltà rispetto agli uomini nel farsi spazio all’interno di contesti tradizionalmente maschili che richiedono il raggiungimento di posizioni gerarchiche più elevate. Anche laddove riescano ad emergere con maggiori responsabilità, il settore manageriale rimane, insieme a quello sportivo, scientifico e tecnologico, uno dei contesti più logorati dalle disparità retributive di genere;
  • Cultura di massa fondata sugli stereotipi: le generazioni precedenti, frutto di un trascorso politico, ideologico e culturale differente hanno contribuito a differenziare i lavori femminili da quelli maschili, alimentando l’idea che le donne potessero svolgere esclusivamente determinati lavori poiché più adatti alle proprie capacità manuali e intellettuali.
    I settori c.d. “femminilizzati” tendono quindi a seguire salari più bassi.
  • Scelte lavorative condizionate dalle responsabilità familiari e domiciliari: l’assenza di servizi di assistenza all’infanzia idonei a garantire il mantenimento dell’occupazione contribuisce a rendere più vulnerabile la carriera lavorativa delle donne e, considerato il trascorso periodo pandemico, il genere femminile sembra aver subito in misura maggiore le conseguenze del lockdown specialmente nei settori infermieristici e di istruzione in cui si registrano tutt’ora maggiori perdite occupazionali.
    Vi è chi ritiene che per far fronte all’esigenze personali connesse alla pandemia, alcune donne abbiano rinunciato alla propria attività lavorativa e dato prevalenza alla carriera e al maggior guadagno del proprio partner.

Cosa si può fare per raggiungere la parità di genere?


Osservando la singola realtà aziendale, misure d’inclusione dovrebbero poter garantire una maggiore flessibilità dei rapporti di lavoro e maggiori opportunità per le donne di raggiungere livelli d’inquadramento più elevati. Di fronte alle sfide della tecnologia, per molte donne il lavoro da remoto è ormai un mezzo molto importante per far fronte alle responsabilità genitoriali e le aziende che intendono ridurre la disparità di genere dovrebbero poter pianificare un sistema organizzativo differente.

Il futuro andamento del gender pay gap

Il World Economic Forum stima che ci vorranno circa 200 anni per raggiungere l’eguaglianza salariale di genere, un periodo ancora molto distante da noi e non privo di incertezze.
Affinché l’equità salariale di genere non rimanga una semplice utopia e al di là del singolo intervento normativo in materia, nel valutare i differenti approcci utili a ridurre le discriminazioni retributive siamo, senza dubbio, tutti chiamati ad offrire il nostro contributo al cambiamento e l’unico interrogativo che conta è: saremo davvero in grado di porre definitivamente fine al divario salariale di genere?
Non è facile trovare una risposta al momento ma non ci resta che augurarcelo per le generazioni future.

Parità di genere e retribuzione: la situazione in Europa.

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