Anche i minuti che passano dalla timbratura del badge ai tornelli devono essere retribuiti. Si tratta di tempi necessari quindi il datore di lavoro li deve pagare.
Lo ha stabilito in sintesi la Corte di Cassazione.
I dipendenti hanno diritto a ricevere la retribuzione anche per il tempo impiegato nelle attività precedenti e successive alla prestazione lavorativa. La disponibilità del lavoratore va retribuita.
Il pronunciamento della Corte di Cassazione si basa sulla normativa vigente relativa all’orario di lavoro, in particolare sul Dlgs 66/2003 e sulle direttive comunitarie 93/104 e 203/88.
La Cassazione ha sottolineato l’importanza di considerare non solo “il tempo della prestazione effettiva ma anche a quello della disponibilità del lavoratore e della sua presenza sui luoghi di lavoro”.
È stato affermato che l’intero arco temporale trascorso all’interno dell’azienda per attività preparatorie e accessorie deve essere retribuito, a meno che il datore di lavoro non possa dimostrare che il dipendente fosse libero di autodeterminarsi.
Secondo la Cassazione, è considerato “orario di lavoro l’arco temporale comunque trascorso dal lavoratore medesimo all’interno dell’azienda nell’espletamento di attività prodromiche e accessorie allo svolgimento, in senso stretto, delle mansioni affidategli, ove il datore di lavoro non provi che egli sia ivi libero di autodeterminarsi ovvero non assoggettato al potere gerarchico”.
Fonte Ordinanza n.14848 del 2024.