3 Novembre 2024

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I riflessi della crisi demografica sul capitale umano

Premessa

Si sente sempre più spesso parlare di crisi demografica con i Governi, soprattutto quelli dei Paesi occidentali, che provano a correre al riparo con politiche esplicite di incentivazione delle nascite. Il calo demografico è, tuttavia, un fenomeno complesso, frutto di scelte per lo più individuali e di paradigmi sociali che si stanno inevitabilmente trasformando e secolarizzando.  

La crisi demografica, che il nostro Paese sta indubbiamente attraversando da diversi anni ha, quindi, molteplici riflessi. Tra le altre cose, nel lungo periodo il calo delle nascite porterà ad una mancanza di forza lavoro giovanile o, per usare un’espressione meno fisica, ad una mancanza di capitale umano.

Che cos’è il capitale umano?

Con l’espressione “capitale umano”, in ambito economico, si intende quel complesso di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali possedute da un individuo che possono diventare per le aziende un valore aggiunto su cui investire. Il capitale umano, per restituire un’immagine più visiva, può essere inteso come una valigia con uno spazio infinito che l’individuo, soprattutto nel periodo della sua formazione, riempie e continuerà a riempire per il corso dell’intera vita. È un bagaglio fatto non solo di formazione, ma anche di esperienze (lavorative e di vita) che rende una persona ciò che è, un insieme di hard e soft skills uniche.

Se l’esperienza – lavoro è un’interazione sociale che ha come unità di base l’individuo ne discende che meno nascite vuol dire, nel lungo periodo, una grave crisi del capitale umano di quel determinato Paese ove il calo demografico si è registrato con effetti sull’intera economia dello stesso.

Altri dati sulla crisi demografica

A confermare che il calo demografico stia diventando un problema per l’Italia sono i dati dell’ISTAT. Negli ultimi 5 anni, infatti, la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) è diminuita di ben 756 mila persone con un picco di 133 mila persone registrato nel solo anno 2022. Le proiezioni dell’istituto per il futuro mostrano un peggioramento sempre più drastico.

Parallelamente al calo delle nascite si sta registrando un generalizzato invecchiamento della popolazione che potrebbe generare un mix con potenziali effetti letali sulla società e, nello specifico, sul mercato del lavoro. Si arriverà, in assenza di un’inversione di rotta, ad un punto di rottura definitivo ove la domanda e l’offerta non saranno più in equilibrio.

Riflessioni sulla crisi demografica e possibili soluzioni

Le cose sono sempre più complesse di come ci vengono raccontate! Il rapporto tra demografia e mercato del lavoro non è solo di tipo numerico (meno nascite = meno forza lavoro) in quanto esso genera una serie di problematiche anche e soprattutto a livello qualitativo.

Calo demografico potrebbe voler dire, specie nel lungo periodo, anche perdere il capitale umano di un determinato Paese ovvero il suo know – how e le sue potenzialità, presenti e future.  

Occorre, dunque, cominciare a pensare ad una possibile, seppur complessa, inversione di rotta che per essere effettiva deve affrontare e risolvere tutti gli aspetti che si nascondono dietro al calo demografico del nostro Paese, uno per uno.

Il ruolo dell’immigrazione

Un altro tema che di cui si sente sempre più spesso parlare (e sempre in termini strettamente numerici!) è l’immigrazione. I fenomeni migratori, secondo i dati ISTAT, hanno un’incidenza positiva sul calo delle nascite in quanto lo “straniero” supplisce, seppure solo in parte, alla mancanza di manodopera legata al calo delle nascite nel nostro Paese e lo fa nel miglior modo che gli è possibile, con il proprio bagaglio di conoscenze, competenze e umanità.

L’incidenza positiva dei fenomeni migratori potrebbe, tuttavia, risultare compromessa da un’immigrazione controllata solo da politiche restrittive e non orientate all’effettiva integrazione sociale e culturale delle persone. Si rifletta, ad esempio, sulle politiche di cittadinanza in vigore nel nostro Paese per i figli di stranieri nati sul territorio italiano o alle reali possibilità di accesso di quest’ultimi ai livelli più alti dell’istruzione.

Tutte scelte che nel lungo periodo potrebbero privare il nostro Paese di un pezzo fondamentale del suo capitale umano, soprattutto il trend delle nascite continuerà ad essere negativo. 

Conclusioni

Il calo demografico, dunque, potrà essere affrontato e risolto solo attraverso un’analisi globale del “problema” che prenda in considerazione anche gli elementi economici, sociali e culturali che si nascondono dietro a quella che è, prima di tutto, una scelta individuale. Gli interventi, pertanto, non potranno essere mirati solamente a politiche strutturali di incentivazione delle nascite ma dovranno passare anche attraverso una graduale accettazione dei cambiamenti in atto nel nostro Paese. 

I riflessi della crisi demografica sul capitale umano.  

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