9 Settembre 2024

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Diritto alla disconnessione, un fattore culturale

Entrerà nel vivo il dibattito sul diritto alla disconnessione con il via alla legge che permette ai dipendenti di ignorare le comunicazioni di lavoro fuori dall’orario d’ufficio. È successo in Australia, ma ci interessa da vicino.

Il concetto di equilibrio tra vita professionale e vita privata negli ultimi anni è diventato più importante: tanto che è sostenuto dai lavoratori quanto dalle istituzioni.

Il diritto alla disconnessione ne fa parte, ancora di più ora, in tempi di tecnologia imperante, connessioni e contatti perenni.

Il dibattito che già precedeva la pandemia poi decolla: la diffusione del lavoro a distanza durante il lockdown sfuma i confini tra lavoro e tempo libero e motiva socialmente la richiesta di regole per tale diritto.

Cosa si intende per Diritto alla Disconnessione?

Il diritto alla disconnessione è la facoltà riconosciuta ai lavoratori di essere reperibili solo durante l’orario di lavoro, evitando che le comunicazioni professionali invadano la vita privata. 

Questo diritto si traduce nella possibilità di non rispondere alle comunicazioni professionali oltre gli accordi presi e le fasce orarie stabilite, sospese e-mail e telefonate.

La normativa italiana

In Italia il tema è stato oggetto di attenzione in sede legislativa.

L’art. 19 della l. 81/2017 sull’accordo di lavoro agile “individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro”.

La legge n.61 del 2021 (di conversione del DL 30/2021) cita per la prima volta  il “diritto alla disconnessione” sempre in riferimento alle prestazioni dei lavoratori in smartworking.

Ad oggi non esiste quindi una legge specifica che sancisce formalmente il diritto alla disconnessione.

Però il tema è stato tracciato dalle normative sul lavoro flessibile e sul telelavoro, il primo passo verso la tutela dei lavoratori da remoto.

Il contributo dell’Unione Europea

Nel 2021 con la “Risoluzione del 21 gennaio 2021 recante Raccomandazioni alla Commissione sul diritto alla disconnessione” il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di predisporre la direttiva sul diritto alla disconnessione e le misure da rispettare per il lavoro da remoto.

Il Parlamento europeo ribadisce la necessità dell’utilizzo degli strumenti digitali perché vantaggioso sia per i datori che per i dipendenti e definisce il diritto alla disconnessione come «diritto fondamentale che costituisce una parte inseparabile dei nuovi modelli di lavoro della nuova era digitale».

A oggi, è attesa la disciplina di settore che faccia seguito alla Risoluzione parlamentare.

Secondo il rapporto dell’Eurofound «Right to disconnect: implementation and impact at company level», che ha indagato le normative degli Stati membri dell’UE sul tema, attualmente sarebbero nove gli Stati membri che hanno disciplinato il diritto: Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna. 

In Francia.

La Francia è stato il primo paese europeo a introdurre il diritto alla disconnessione perché già previsto nel Codice del Lavoro francese del 2016.

In Belgio. 

Nel 2022 il governo ha stabilito per il settore pubblico il diritto di non rispondere più al telefono e alle comunicazioni trasmesse fuori dal proprio orario di lavoro salvo «circostanze eccezionali e impreviste che richiedano un’azione che non può attendere». Si attende la disciplina per il settore privato.

In Portogallo.

Dal 2021 in Portogallo la legge tutela indirettamente i dipendenti vietando di inviare email e messaggi fuori dall’orario di lavoro.

 In particolare, il divieto è rivolto ai superiori.

In Spagna.

Il diritto alla disconnessione è formalmente riconosciuto dalla legislazione spagnola nell’ambito di un pacchetto di leggi volte a garantire la protezione dei dati personali. 

La normativa invita le parti sociali a elaborare contratti collettivi, sia a livello settoriale che aziendale, nei quali si tenga conto del diritto dei lavoratori.

È responsabilità del datore di lavoro la politica aziendale di rispetto.

I rappresentanti dei lavoratori sono chiamati a negoziare accordi che tutelino adeguatamente tutti i dipendenti inclusi quelli in posizioni dirigenziali.

Inoltre, è favorita la formazione per l’utilizzo responsabile degli strumenti tecnologici.

L’obiettivo è proteggere i lavoratori da un uso eccessivo di tali strumenti.

La Spagna ha introdotto sanzioni per i datori di lavoro che non si impegnano per l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata dei dipendenti.

 In caso di violazione degli accordi o di mancata stipula, il minimo a cui si va incontro è una multa. La sanzione può arrivare oltre i 6mila euro ma le conseguenze possono essere più gravi se il lavoratore decide di denunciare il datore di lavoro per danni, dimostrando di aver subito burnout o altri problemi di stress. 

In Italia la cultura del lavoro è ancora radicata nella disponibilità continua come segno di dedizione. 

Il passaggio a un modello di lavoro più sostenibile e rispettoso potrebbe essere vicino?

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