20 Aprile 2024

Notizie dal mondo del lavoro, previdenza e fisco

La Formazione ad Alto Impatto (FAI)

Nella sala d’attesa del pediatra di mia figlia, c’è un foglio appeso al muro con scritto:
“Se dite al vostro medico qual è il vostro problema, forse potrà aiutarvi.
Se gli chiedete un farmaco od un esame rischiate di essere solo accontentati”.
Questo simpatico e nello stesso tempo intelligente invito agli utenti, secondo me, calza perfettamente anche in ambito aziendale, ragionando soprattutto di Formazione manageriale:

“Se specificate qual è il vostro problema o la vostra esigenza al Consulente Formatore, forse potrà aiutarvi. Se gli chiedete semplicemente un corso, rischiate di essere solo accontentati”. Ancora oggi, molte aziende chiedono corsi di Formazione, senza preoccuparsi del loro “impatto” sulle persone, sull’organizzazione, sul clima e sull’efficacia reale delle azioni intraprese, o da intraprendere, per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.

L’approccio è quello tipico del “Catalogo della Formazione” con “Effetto corsificio”, ovvero dell’ “Erogazione” – brutto termine ancora in uso nel settore – di contenuti standard uguali per tutti, “distribuiti” in un ordine spesso privo di criteri logici e metodologici ai diversi ruoli aziendali. La Formazione ad Alto Impatto, invece, presuppone una progettualità a monte che sappia inserire ogni intervento o corso nel flusso dei processi organizzativi, a concreto supporto del raggiungimento degli obiettivi aziendali, nel rispetto dei ruoli professionali il cui coinvolgimento ha senso per quel contesto formativo.

In altre parole, ogni intervento deve contribuire, con i fatti, a modifiche funzionali nelle tecniche e nei metodi di lavoro, nello sviluppo tangibile del business, nella risoluzione dei problemi e delle criticità reali dell’azienda, nei cambiamenti di mentalità e degli atteggiamenti dei partecipanti.
Dal punto di vista della gestione dell’aula, la FAI prevede di:

  1. Trasformare il classico giro iniziale di presentazione in un vero e proprio “mini focus group”, domandando ad ogni partecipante: Qual è il tuo obiettivo concreto? Quale specifica esigenza vuoi soddisfare grazie a questo corso? Questo corso avrà successo se … ?
  2. Lavorare soltanto su situazioni reali vissute in azienda dai partecipanti, evitando noiose e fuorvianti storie tratte da altre realtà aziendali e/o casi astratti/accademici.
  3. Adottare, da parte del formatore, uno stile molto consulenziale, ossia focalizzato sul dare risposte, indicazioni e suggerimenti concreti rispetto alle esigenze e/o alle richieste dei partecipanti riguardo il loro contesto operativo.
  4. Collegare sistematicamente i contenuti previsti nel corso alle effettive esigenze di ogni partecipante di saper interpretare in modo efficace il proprio ruolo. Ad esempio, allo schema di Blanchard sulla leadership situazionale deve corrispondere un’analisi ed una focalizzazione dei profili e degli atteggiamenti reali dei collaboratori di un responsabile, personalizzando ogni ragionamento sulla realtà vissuta, al fine di evitare che il contenuto formativo rimanga “isolato” rispetto al contesto attuale dei partecipanti.
  5. Concludere l’aula facendo elaborare un piano d’azione ad ogni partecipante, al fine di focalizzare azioni ed obiettivi concreti sui quali lavorare, e darne copia al suo responsabile diretto, in modo da garantire supervisione e continuità alla formazione svolta.
  6. Saper andare “oltre l’aula”: il formatore redige un report conclusivo, per la Direzione e/o la Proprietà, in cui mette in evidenza criticità e disfunzioni organizzative, ascoltate ed estrapolate dai partecipanti, da risolvere subito in azienda.

In sintesi, la Formazione ad Alto Impatto inizia con una chiara visione progettuale, attraversa la “terra di mezzo” dell’aula e finisce direttamente nei luoghi di lavoro, fisici o virtuali che siano, per imprimere all’operatività il segno vincente del fare efficace.
Non è un caso che l’acronimo della Formazione ad Alto Impatto sia FAI!

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