24 Aprile 2024

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Brexit e fondi pensione: considerazioni

Brexit e fondi pensione: considerazioni. Con il Decreto Legge n. 22 del 2019 l’Italia ha adottato una serie di misure per far fronte a una sempre più probabile uscita senza accordo del Regno Unito dall’Unione europea.

In origine il Decreto Legge era composto soltanto da 24 articoli, ma in sede di conversione parlamentare sono stati aggiunti ulteriori articoli e fatte diverse modifiche.

Dal testo di legge traspare la volontà politica di prepararsi il più possibile ad ogni evenienza in caso di hard Brexit, vista la consapevolezza dell’impatto che quest’ultima potrebbe avere all’interno di ogni singolo Stato membro.

Tra le varie misure contenute nel testo di Legge, vi è anche quella che si riferisce ai fondi di previdenza complementare. Nei mesi scorsi già il Mefop (società per lo sviluppo del Mercato dei Fondi Pensione) aveva analizzato il tema dei fondi pensione in relazione alla possibile uscita senza accordo del Regno Unito.

Molti fondi pensione, come noto, sono gestiti da operatori inglesi. Un’uscita senza accordo del Regno Unito dall’Europa potrebbe compromettere anche l’operatività dei fondi pensione con importanti e serie conseguenze per gli investitori.

In caso di uscita senza accordo, il Regno Unito acquisterebbe automaticamente la posizione di uno Stato extracomunitario divenendo destinatario di tutte le limitazioni connesse al predetto status.

In questo specifico caso per poter operare sul territorio italiano, l’operatore britannico dovrebbe ottenere una specifica autorizzazione. Per questo, al fine di garantire la continuità dei fondi pensione, il Decreto Brexit ha previsto che i fondi pensione del Regno Unito continueranno ad essere considerati come assoggettati alla disciplina europea. A tal fine saranno conclusi specifici accordi di cooperazione.

Brexit e fondi pensione: considerazioni.

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